martedì 19 novembre 2013

Capitolo 1: Sono un dannato?

CAPITOLO 1:
SONO UN DANNATO?




ISABELLE

Vengo svegliata dalla luce del sole che mi dà fastidio agli occhi e da un lieve solletico che mi viene fatto sulla spalla destra.
Sbatto le palpebre, più volte, per mettere a fuoco la stanza.
«Buongiorno…» Alzo lo sguardo verso Simon, che mi fissa sorridendo:
«‘giorno…» rispondo, accoccolandomi meglio al suo corpo.
Lo vedo diventare lievemente rosso:
«Vorrei ricordarti che è mattino, non so se mi spiego Iz…». Ridacchio e mi sdraio completamente addosso a lui. Lo vedo affossare la testa nel cuscino:
«Ecco, lo sapevo…»
Distrattamente, gli accarezzo le clavicole:
«Sai… c’è una cosa su cui sto riflettendo da un po’ di tempo…»
«Cioè…?» chiede con voce rauca.
«Da quando sei diventato un vampiro, non hai più messo piede nell’Istituto, giusto…?». Lo vedo inarcare un sopracciglio:
«Izzy, è terra consacrata… e i dannati non possono metterci piede, a meno che non vogliano ridursi in cenere… e – a dirla tutta – non è che ho molta voglia di trasformarmi in tante piccole scagliette un tempo usate per fare il bucato…»
«È proprio questo il punto!»
«Fare il bucato?»
«Ma no!» dico, dandogli un leggero schiaffo sulla spalla sinistra «Tu pensi di essere un dannato, giusto? Eppure, dopo poco tempo, riesci a pronunciare il nome di Dio, mentre molti altri vampiri ci mettono secoli per riuscirci… puoi stare tranquillamente alla luce del Sole… in più, quando hai evocato Raziel, lui ha detto una frase che mi è rimasta impressa nel cervello e non vuole sapere di andarsene»
Si solleva seduto, appoggiandosi alla testiera del letto, costringendomi a sedermi su di lui:
«E quale sarebbe?»
«Prima di darti la spada dell’Arcangelo, ti disse: “Ma sei del sangue e del credo dei Maccabei. Alcuni dicono che erano marchiati dalla mano di Dio. In ogni caso, sei un guerriero del Paradiso, Diurno, che ti piaccia o no»
«Cosa stai cercando di dirmi, Isabelle?» mi chiede, fissandomi con le sopracciglia aggrottate.
«Sto cercando di dirti che secondo me, se lo stesso Raziel ti ha detto che sei un guerriero del Paradiso, non puoi essere al contempo un dannato, e quindi potresti mettere piede in terra consacrata»
Lo vedo chinare il capo, per riflettere.
«Domani è il compleanno di Jace» continuo «Gli faremo una festa a sorpresa, nel pomeriggio. Perché non vieni?» faccio una pausa «Se te la senti, oggi proviamo a vedere se riesci ad entrare… ma se senti anche un minimo dolore, ce ne andiamo subito». Mi guarda negli occhi:
«D’accordo» dice, dopo un po’ «Anche se non lo faccio per quel presuntuoso di Jace… lo faccio per te» sorrido «Sono stufo di fare i turni con Jordan per dividerci la casa…» ridacchio, mentre lui sposta lo sguardo  sull’orologio «E a proposito, tra un’oretta dovrebbe tornare dalla Praetor…»
Faccio un sorriso malizioso:
«Bene… allora vediamo di fare qualcosa per i problemi mattutini di voi maschi…» sussurro.
E mentre scivolo con le labbra lungo il suo corpo, lo vedo buttare la testa contro il muro, chiudere gli occhi e mordersi il labbro inferiore.

SIMON


Fisso davanti a me l’imponente entrata dell’Istituto.
Sono mesi che non mi avvicino nemmeno di cento metri.
Ad essere sinceri, la cosa mi fa soffrire: è diventata la mezza casa di Clary, anche se so che se non fosse per sua madre, rimarrebbe qui ventiquattro ore su ventiquattro... è la casa… il mondo di Izzy… e io non posso nemmeno metterci piede.
«Simon?»
Mi riscuoto e guardo la ragazza accanto a me.
«Sei pronto?» mi chiede, sottovoce «Oppure vuoi lasciare perdere…?»
«No» rispondo, riportando lo sguardo sulla chiesa «Proviamoci»
Lascio andare la mano di Iz e faccio un ulteriore passo nella direzione dell’Istituto.
Poi un altro.
E un altro ancora.
Mi fermo a cinque centimetri dal confine.
Se il mio cuore battesse ancora, starebbe andando ad una velocità impressionante.
E se Iz avesse ragione? Se fosse vero quello che pensa? Che non sono un dannato ma un guerriero del Paradiso, come ha detto Raziel?
Deglutendo a vuoto, sollevo un piede.
Dietro di me, Izzy trattiene il respiro.
Chiudendo gli occhi, avvicino il mio piede al terreno e lo abbasso lentamente; quando tocco il terreno… non succede niente.
Posso stare in terra consacrata…
A mala pena sento l’urlo di giubilo di Isabelle e poco dopo me la ritrovo addosso, cadendo con lei sull’erba.
«Hai visto?» dice, con occhi luccicanti e la voce tremula «Avevo ragione».
Le sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio:
«Già…»
Mi dà un bacio che non mi fa respirare e, quando si stacca, mi sorride maliziosa:
«Merito un premio, no?»
Aggrotto le sopracciglia, mentre lei si alza e mi trascina con sé.
Mi afferra violentemente per la camicia e avvicina il mio viso al suo.
«Tu. Io. In camera mia. Adesso.»

JACE


Fermo sulle Stelle Parlanti, fisso Fratello Zaccaria davanti a me.
Sento il suo sguardo penetrante e inflessibile da sotto al suo cappuccio.
Sei pronto? mi chiede, avvicinandosi fluttuando a me.
«Credo di sì» rispondo, stringendo i pugni.
“Credo” non va bene, Jonathan. O sì o no.
Lo fisso truce:
«Non chiamarmi così»
Ti chiamerò così ogni volta che mi disubbidirai.
Deglutisco: ma che cos’ha?
Allora, sei pronto? ripete, duro.
«Sì» ribatto, chiudendo gli occhi e concentrandomi. Con delicatezza, posa la sua mano ossuta sulla mia spalla e io digrigno i denti per trattenere il Fuoco dentro di me.
Dopo cinque minuti, il mio corpo comincia a tremare e percepisco il Fuoco scappare dalla mia presa.
Se ne accorge anche Fratello Zaccaria, che stacca velocemente la mano e io sento una morsa terribile nel mio cervello, che mi fa crollare a terra, ansante.
Non va bene, Jonathan. Devi mantenere la concentrazione.
«Fosse facile» borbotto, ancora a terra, ansante «Fratello Enoch non sta trovando qualcosa in grado di liberarmene?»

E nel frattempo vuoi bruciacchiare le persone che ti stanno intorno? sibila, fissandomi malevolo dall’alto.
«Beh» dico, alzandomi a fatica in piedi «Coi demoni può essere utile»
Motivo in più per imparare a controllarlo, Jonathan. Ora, sbrigati. Concentrati.
Richiudo gli occhi, riprendendo il controllo di prima. Sento la sua mano ossuta di nuovo sulla mia spalla.
Digrigno i denti, cercando di mantenere il fuoco al suo posto, ma, dopo un po’, mi sfugge.
Di nuovo, il mio cervello si stringe in una morsa che mi fa crollare a terra come un sacco di patate.
Non ti avevo detto di lasciarlo libero, Jonathan. ringhia nella mia testa Vuoi che porti qui Clarissa e la metta al mio posto?
Salto in piedi come una molla:
«Assolutamente no! E poi… perché?»
Lui sta qualche attimo in silenzio, poi comincia a fluttuarmi attorno.
Ho conosciuto dei tuoi antenati…
«Dei Lightwood?» chiedo, senza pensare.
Anche loro, ma io sto parlando degli Herondale sibila, continuando a fissarmi come un avvoltoio Ti puoi sentire molto di più un Lightwood che un Herondale… ma hai il loro sangue, e ci devi fare i conti, ragazzo.
«E cosa c’entra questo con Clary?» ringhio, nervoso. Fratello Zaccaria si ferma davanti a me e mi scruta da sotto il suo cappuccio.
Tutti gli Herondale che ho conosciuto e di cui ho sentito parlare, amavano la compagnia delle donne… e non negare che l’ami anche tu dice, divertito.
Increspo le labbra: ha ragione. Prima di Clary, ho sempre voluto le ragazze… e una volta avute, volevo che mi lasciassero stare.
Ma poi continua una volta trovata quella che aveva fatto loro perdere la testa, erano disposti a tutto per lei. Un tuo antenato ha pure lasciato il Conclave, pur di stare con la mondana di cui si era innamorato…
Sgrano gli occhi:
«Davvero? E tu l’hai conosciuto?»
Conoscevo il figlio, che, caratterialmente, ti assomigliava parecchio. Ti basti sapere questo. E quindi, non credere che non sappia che tu a malapena puoi baciare Clarissa… e di come ti senti.
Sento il mio volto in fiamme. Non riesco a credere di star facendo un discorso del genere con una persona che assomiglia alla versione maschile delle suore di clausura mondane.
«E tu che ne sai di queste cose?» ringhio, infastidito per il fatto di essere stato scoperto.
Più di quanto tu pensi, ragazzo.
Faccio per aprir bocca ma lui mi interrompe ancora:
Quindi, vuoi deciderti a concentrarti ed ad applicarti o vuoi costringermi a portare qui Clarissa e usare lei come cavia?
«No» sibilo, innervosito. Faccio un respiro profondo:
«Sono pronto»

 CLARY

Guardo l’orologio posto sul mio comodino: le 23:57.
Bene. Mamma e Luke dormono della grossa, la porta l’ho chiusa…
Vado verso la scrivania e prendo stilo e il sacchetto di plastica, contenente tutto il necessario, poi m’avvicino alla parete dove tengo la bacheca di sughero e la levo dal muro.
Stringendo lo stilo in mano, comincio a disegnare la runa del Portale, controllando l’ora sull’orologio.
Proprio quando la sveglia fa il consueto “bip-bip” della mezzanotte, ho terminato la runa e, con un sorriso, attraverso la Porta.

JACE


Mi sveglio di soprassalto quando sento che qualcosa mi è caduto addosso.
Sbatto un paio di volte le palpebre quando vedo, addosso a me e messa di traverso, Clary con addosso un vestitino azzurro, scalza e con un sacchetto di plastica nella mano sinistra.
Prima che possa dire qualsiasi cosa, lei sorride:
«Buon compleanno, Jace»

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